Il sistema previdenziale, per come lo conosciamo oggi, ha vita breve. Saranno sempre di più le pensioni a rischio continuità.
Secondo le ultime novità, il nostro sistema pensionistico è in grandissima difficoltà. Si parla ancora troppo poco dei particolari emersi nell’ultimo periodo, ma uno sguardo d’insieme potrebbe aiutare i cittadini ad avere una visione più chiara dei vari problemi.
Pensioni e assistenza costano sempre di più, e a dimostrarlo in numeri ci ha pensato il report stilato da Itinerari Previdenziali, che ogni anno analizza la situazione del sistema previdenziale del nostro Paese.
Pensioni a rischio, tra 10 anni il sistema probabilmente crollerà, ecco perché
Nel 2022 sono stati spesi quasi 560 miliardi di euro, tra assegni di pensione, sanità e assistenza, corrispondenti al 6,2% in più rispetto all’anno precedente. I pensionati sono aumentati, passando da 6,099 del 2021 a 16,131 milioni del 2022 (+32.666) e nel frattempo scende anche il rapporto tra pensioni-occupazione. Le “risorse” extracomunitarie non stanno dando i loro frutti, e non dimentichiamoci che in Italia c’è un calo demografico molto preoccupante.
Secondo Brambilla, i soldi vengono spesi male e non ci sono controlli. Anche i pensionati assistiti sono in aumento, così come i poveri assoluti, che crescono vertiginosamente. Il suo parere è che la povertà è aumentata perché si erogano più sussidi. Sempre secondo il presidente di Itinerari, il fallimento (molto vicino) del sistema previdenziale sarebbe anche a causa degli ammortizzatori che stanno permettendo ai cittadini di andare in pensione in media a 63 anni, invece che 67. Il sistema Fornero, seguendo questo ragionamento, con le sue regole rigide era riuscito a tamponare la falla, vanificata poi dalle misure adottate in seguito.
Le soluzioni proposte? Tenere le persone al lavoro per più anni, magari fornendogli qualche supporto formativo. E anche attuare una serie di prevenzioni (a livello sanitario? non si capisce bene) per “progettare una vecchiaia in buona salute“.
Insomma, nessun riferimento al fatto che l’assistenza costa di più perché ci sono più poveri, e ci sono più poveri perché manca il lavoro, e se manca il lavoro non si paga per le pensioni. In tutto questo, a suscitare preoccupazione è anche l’avvento delle IA, che cominciano a sostituire i lavoratori umani, come è emerso da un sondaggio divulgato a Davos, in Svizzera.
Insomma, c’è il rischio che molti lavoratori, pur avendo versato diligentemente i contributi, non vedranno arrivare le loro pensioni. Appare chiara, la necessità di un intervento il più possibile mirato per salvare la situazione.