L’imprenditore Flavio Briatore si è confessato a cuore aperto sul momento più difficile, il racconto di come ha affrontato la malattia è da brivido.
Ha scampato il peggio per un pelo qualche tempo fa Flavio Briatore, che a più riprese ha rievocato il periodo particolarmente buio durante il quale ha dovuto combattere un tumore maligno. L’imprenditore alla fine è riuscito a sconfiggerlo ma l’esperienza ha lasciato un segno profondo su di lui.
È stato indubbiamente un momento di riflessione, come spiegato nell’intervista rilasciata all’epoca ai microfoni della rivista A. Ecco cosa ha rivelato il noto imprenditore che non smette mai di far parlare di sé.
Flavio Briatore sulla malattia: “Stavo per morire”
“Sono stato molto con me stesso e ho deciso che ci starò sempre di più: c’è almeno un quindici per cento di superfluo nella mia vita di prima, ne farò a meno. Voglio dedicare più tempo a me e a chi può avere bisogno”, ha dichiarato Briatore a cuore aperto.
Sin da quel momento non ha perso occasione per ricordare quanto la diagnosi preventiva faccia la differenza in casi come il suo. Flavio Briatore nel 2006 ha sconfitto un tumore maligno al rene sinistro anche grazie ai controlli di routine che si concede annualmente: “Ci sentiamo immortali, invece dovremmo ringraziare Dio ogni mattina soltanto perché ci facciamo la barba. Avevo un cancro maligno al rene sinistro, se non avessi fatto un controllo, sei mesi più tardi me la sarei vista brutta”.
Si trovava a Indianapolis, negli Stati Uniti, quando è arrivata la chiamata a sorpresa dalla clinica Mayor di Rochester: “Mi dicono: ‘Rientra, abbiamo visto qualcosa che non ci piace, ci sono sospetti su una cisti..’”. Poi l’intervento alla clinica Quisisana di Roma e la piega inaspettata che prende la sua vita: “Mi sono guardato intorno e ho visto chi c’era, chi mi era davvero vicino”, al suo fianco sicuramente Elisabetta Gregoraci, che avrebbe sposato di lì a poco. Ma anche Naomi Campbell, Daniela Santanché e Simona Ventura.
Rievocando quegli attimi terribili aveva ammesso: “Pensi che forse tutto quello che hai costruito serve fino a un certo punto. Magari è inutile. Mi sentivo immortale”. Infine, la svolta radicale scaturita dalle profonde riflessioni che la malattia l’ha costretto a fare: “Per la prima volta dopo anni mi sono ritrovato a cenare da solo: finora, quando entravo al ristorante con la solita corte di amici e cellulari, se vedevo uno da solo, pensavo: ‘Che sfigato’. Non lo penserò più”.