Mentre ByteDance e TikTok rimangono al centro dell’attenzione, anche il destino di altre piattaforme popolari diventa sempre più incerto.
Negli ultimi anni, l’uso dei social network è diventato parte integrante della nostra vita quotidiana. Piattaforme come Facebook, TikTok e Twitter non solo ci permettono di rimanere connessi con amici e familiari, ma offrono anche nuove opportunità di scoprire contenuti. Tuttavia, l’aumento della loro popolarità ha attirato l’attenzione di governi e istituzioni, preoccupati per le potenziali minacce alla sicurezza e all’integrità delle informazioni. In particolare, il dibattito si è acceso intorno a questioni di privacy, controllo dei dati e influenze esterne.
Di recente, un’ondata di scrutini e critiche da parte delle autorità statunitensi ha messo sotto i riflettori non solo TikTok, ma anche altre piattaforme molto frequentate. La crescente preoccupazione riguarda la possibilità che queste app possano essere utilizzate come strumenti di sorveglianza o propaganda da parte di governi stranieri.
L’eterna lotta tra social network ed enti governativi
La recente approvazione, da parte della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, di un disegno di legge che mira a regolamentare l’operatività di TikTok nel Paese ha riacceso i riflettori sull’intero ecosistema dei social network. Il disegno di legge, che ora attende l’esame del Senato, propone di vietare TikTok. A meno che la sua società madre, ByteDance, non rinunci alla propria partecipazione. La preoccupazione principale risiede nei legami di ByteDance con il governo cinese e nella possibilità che dati degli utenti americani possano essere trasferiti (o diventare accessibili) a entità esterne.
TikTok non è però l’unica piattaforma a trovarsi sotto la lente di ingrandimento. Secondo quanto riportato da fonti autorevoli, il disegno di legge in discussione potrebbe estendere il suo ambito di applicazione a qualsiasi app che venga considerata una minaccia alla sicurezza nazionale. Il criterio di valutazione non si limiterebbe al possesso o al controllo da parte di un avversario straniero. Includerebbe anche la capacità di un’app di raccogliere dati significativi attraverso la creazione di profili online.
In questo contesto, piattaforme con un’ampia base di utenti e la richiesta di creare profili online per condividere contenuti potrebbero trovarsi a rischio. La legge considera passibili di divieto quelle app “controllate o soggette alla direzione” di entità in Paesi come Russia, Cina, Corea del Nord o Iran.
La portata di questa definizione lascia spazio a interpretazioni estremamente ampie, che potrebbero includere anche servizi come Facebook o X, qualora venissero identificati collegamenti, con attività ritenute minacciose. La situazione di Facebook, ad esempio, potrebbe complicarsi considerando le accuse relative all’uso di sondaggi e attività promosse da entità russe durante le elezioni americane del 2016.